La cartella clinica rappresenta un vero e proprio dossier del paziente e offre prospettive di analisi differenti: da una parte è possibile scorgere in essa lo sguardo del manicomio sulla società, mediante le notizie raccolte, a fini diagnostici, sui contesti di provenienza degli ammalati. Dall’altra parte è presente lo sguardo della società sul manicomio attraverso la consegna ad esso dei suoi elementi devianti. In entrambi i casi la cartella clinica restituisce delle piccole cronache di una società in penombra, in cui si concentrano, come in un crogiolo, vite sommerse che il manicomio avrebbe dovuto annullare ma che ha finito per consegnare, involontariamente, alla storia.
Le lettere dei ricoverati sono state conservate e dimenticate per lungo tempo all’interno delle cartelle cliniche. Sono state scritte da uomini e donne nel tentativo estremo di segnalare la loro presenza a una società che li aveva rifiutati: non sono mai giunte a destinazione perché sequestrate dalla direzione medica e allegate alla cartella clinica a scopo diagnostico. Recuperate e rilette a distanza di anni disvelano un codice complesso attraverso il quale centinaia di uomini e donne hanno provato a comunicare all’esterno la loro sventura.